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lunedì 2 aprile 2018

VICENDE SICILIANE E METAFORA DELLE TONNARE

Interno della tonnara trapanese di Favignana.
La fotografia è di ReportageSicilia
"L'isola deve la sua rinomanza alle straordinarie mattanze di tonni che vi si fanno nei mesi di maggio e giugno, e costituiscono sorgenti di cospicue ricchezze per la casa Florio..."

Così Attilio Brunialti e Stefano Grande scrivevano nel 1922 nel saggio "Il Mediterraneo", edito da UTET.
L'opera dei due ricercatori - un ibrido racconto di viaggio, tra geografia, storia e cronache del costume locale - nel descrivere l'isola di Favignana e la sua tonnara tributava ancora ai Florio un ruolo da floridi e agiati imprenditori.




In realtà, alla data di pubblicazione di quel saggio, "casa Florio" viveva da anni un'irreversibile decadenza.
Già dal 1909 la fruttuosissima tonnara di Favignana venne utilizzata insieme a quella di Formica per ottenere un anticipo pari ad 8 milioni di lire dalla famiglia genovese dei Parodi e dai Pedemonte-Lavagetto di Alessandria.
Ai creditori venne ceduta la produzione di 6 stagioni di pesca del tonno; a garanzia dell'intera operazione, l'intero patrimonio di beni di proprietà dei Florio nelle Egadi venne ipotecato.
Nel 1935, dopo la costituzione della "Società Finanziaria I. e V. Florio", le azioni delle tonnare vennero definitivamente acquisite dall'"Istituto per la Ricostruzione Industriale": l'epopea della famiglia di origine calabresi alle Egadi - iniziata nel 1874 - si concluse così per sempre.



Nel 1987, la parabola dei Florio e delle loro tonnare venne  letta da Matteo Collura come il segno della più generale perdita di buone opportunità ( sempre da imputare agli uomini ) nella storia dell'Isola:

"Ed ecco che la pesca del tonno diventa una sorta di metafora della Sicilia, delle sue dominazioni ( il periodo arabo fu ricco di scoperte e insegnamenti per la mattanza ), delle sue occasioni e risorse non sfruttate o sprecate"


    

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