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domenica 23 aprile 2017

L'INCURSIONE DI UN CARRETTO SICILIANO AL PENTAGONO

Cronaca del singolare dono spedito da Palermo al ministro della Difesa George C.Marshall in segno di gratitudine per gli aiuti economici americani alla Sicilia, in piena epoca di "guerra fredda"




Il 25 aprile del 1951 a Washington un carretto siciliano fece comparsa nel cuore del Pentagono.
In piena epoca di sviluppo dell'energia atomica per usi bellici e di "guerra fredda", la presenza di quell'oggetto di legno decorato a mano dovette provocare la perplessità di militari ed impiegati del quartier generale della difesa americana.
Alla sorpresa si aggiunse l'ilarità. 
Il vecchio carro odorava infatti di formaggio, a testimonianza dell'originario uso da lavoro del mezzo. 
L'oggetto era stato spedito dalla Sicilia; da Palermo, per l'esattezza, con destinatario finale il ministro della Difesa George C.Marshall.
Alla cerimonia di consegna - tramandata dalla fotografia pubblicata il 6 maggio in Italia dal settimanale "L'Europeo" - presero parte l'ambasciatore italiano negli Stati Uniti, Alberto Tarchiani e l'amministratore dell'Economic Cooperation Administration, William C.Foster.



Il dono di quel carretto racconta un curioso pezzo di storia nelle vicende che al termine della II guerra mondiale videro gli Stati Uniti impegnati nell'erogazione di contributi economici ai Paesi europei, in funzione anticomunista.
Di questa iniziativa fu promotore proprio il ministro Marshall, destinatario del singolare regalo da un'Isola fondamentale per gli interessi strategici di Washington nel Mediterraneo.
La cerimonia si svolse in pochi minuti.
L'ambasciatore Tarchiani presentò il carretto come  "un pensiero del popolo siciliano al ministro in segno di ringraziamento per gli aiuti americani distribuiti in un luogo afflitto dalla fame e dalla devastazione".
Ad enfatizzare le condizioni di povertà nell'Isola, il pittore avevano ritratto sulle fiancate scene di abitazioni distrutte dalla guerra ( specie dai bombardamenti degli stessi americani nel 1943 ); il tributo di gratitudine agli Stati Uniti era certificato dalla riproduzione di bandiere a stelle e strisce e dei volti del presidente Truman e dello stesso ministro Marshall.



All'epoca della consegna del vetusto mezzo di trasporto al Pentagono la Sicilia aveva ottenuto dal "piano Marshall" fondi per 43 milioni di dollari. 
Nell'elargizione degli aiuti all'Isola che era stata teatro dell'operazione "Husky" ebbe un ruolo decisivo proprio Alberto Tarchiani, un antifascista fuggito dall'Italia nel 1940 e già segretario della "Mazzini Society"
Secondo lo storico Alfio Caruso ( "Il piano Marshall e la Sicilia: politica ed economia", G.Giappichelli Editore, 2013 ), negli anni del dopoguerra l'ambasciatore aveva coltivato in terra americana stretti rapporti  con l'"American Friends of Sicily", un'equivoca associazione controllata sembra dall'OSS ( i servizi di intelligence americani, poi diventati CIA ). 
E' possibile che la donazione del carretto siciliano a Marshall fosse stata organizzata proprio da questa organizzazione, grazie ai contatti con la "madrepatria" nell'Isola.
Durante la cerimonia di consegna - secondo quanto riferito il giorno dopo dal "Chicago Tribune"George Marshall ricordò di avere visitato Palermo nel 1910.




Il ministro americano scherzò quindi  sulla destinazione dell'insolito dono, che secondo l'articolista del quotidiano sarebbe stato opera del carradore Francesco Labianca, dell'intagliatore Francesco Sbacchi e del pittore Francesco Paolo Cardinale.
La moglie - spiegò il numero uno del Pentagono - avrebbe voluto utilizzare il carretto per fare la spesa a Leesburg, la città della Virginia che oggi ospita la "Marshall House", nel frattempo trasformata in museo.
Visti i divieti di circolazione di un simile mezzo di trasporto però, il ministro annunciò l'intenzione di conservarlo in una delle stanze della comoda dimora in stile federale.




Oggi il carretto spedito da Palermo al Pentagono in segno di ringraziamento verso l'interessata generosità americana si trova a Washington, all'interno del Centro Culturale "Smithsonian Institution": chissà se i visitatori avvertono quell'odore di formaggio siciliano che 66 anni fa forse entrò nelle narici di George Marshall.        

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