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mercoledì 7 maggio 2014

L'ESOTISMO ENCICLOPEDICO DI PALERMO

La descrizione della città ancora ricca di echi ottocenteschi dell'enciclopedia Pomba edita nel 1925 da UTET 

Una fotografia aerea di Palermo
nell'area del vecchio porto della Cala.
Le immagini del post riproposte da ReportageSicilia
sono tratte dalla voce "Palermo"
dell'enciclopedia Pomba pubblicata nel 1925
dall'Unione Tipografico-Editrice Torinese

"Città della Sicilia, capitale naturale dell'isola, capoluogo di provincia e di circondario, con 400.464 abitanti, superficie kmq. 4992,31 la provincia; kmq. 1406,46 il comune. L'importanza del golfo, sul quale si adagia, la sicurezza del porto, le valsero nell'antichità il nome ch'essa porta ( Pan=tutto, universale, Ormos=porto ); e Conca d'oro si chiama il litorale che tutta la cinge di magnifica corona d'aranci, banani, palme...".

Una classica veduta dell'attuale zona
del Foro Italico e del porto

Così nel 1925 il II volume dell'enciclopedia Pomba edita da UTET definiva una Palermo all'epoca ancora ammantata da un velo di esotismo ottocentesco.
Nella voce di questa enciclopedia destinata "alle famiglie", la città è illustrata sommariamente con un riepilogo dei suoi maggiori monumenti principali. 
"Capolavoro dell'arte siculo-normanna" è definita la Cattedrale ristrutturata alla fine del Settecento "con l'interno deturpato da pilastri e colonne moderne"; un "complesso stupendo di arte sicula" è definito la Cappella Palatina, mentre "tra gli edifici moderni emergono il teatro Massimo, opera colossale dell'architetto Basile, costata oltre 12 milioni di lire, il politeama Garibaldi, la chiesa di San Domenico, il Pantheon siciliano".

Altro monumento simbolo di Palermo:
la chiesa e le cupole di San Giovanni degli Eremiti.
Ancora agli inizi del secolo XX, gli edifici
di età normanna beneficiarono
delle attenzioni di studiosi e viaggiatori
grazie ad una intensa attività di restauri

L'enciclopedia Pomba dedica infine a Palermo parecchie righe al porto ed al suo traffico di merci. 
Il bacino portuale è "ampio e profondo, ben riparato: è, dopo Catania, il massimo centro di attività commerciale dell'isola con un movimento che prima della guerra si aggirava sulle 900 tonnellate di merci; viene però dopo Genova, Venezia, Napoli, Savona, Livorno, Ancona. Esporta agrumi, conserve alimentari, oli d'oliva, pesci salati, vino, zolfo e importa cereali, farina, crusca, buoi, carbon fossile, crine, sale, zucchero, coloniali e droghe, petrolio, spirito, ferro piombo, porcellana, marmi, calce e cemento, legame...".

Sopra e sotto,
lo scorcio di un fornice
lungo una strada dominata da una lunga palma
e una veduta di ispirazione ottecentesca
di Palermo dalle colline di Santa Maria di Gesù 



A corredo della voce dedicata al capoluogo isolano, gli autori dell'enciclopedia pubblicarono alcune fotografie senza attribuzione, alcune delle quali sono riproposte nel post da ReportageSicilia.
Interessanti sono l'immagine aerea che illustra l'area del vecchio porto della Cala e quella di una strada affiancata da una lunga palma che conduce verso un fornice. 
Di maniera appaiono invece le classiche vedute del lungomare dell'attuale Foro italico, delle cupole di San Giovanni degli Eremiti e della Conca d'oro da Santa Maria di Gesù.
La Palermo descritta con echi ottocenteschi dall'enciclopedia Pomba nel 1925 è ancora una città capace di svelare un'identità urbanistica e paesaggistica ingentilita dagli ultimi sussulti del "liberty".
Qualche decennio dopo - nel 1980 - Cesare De Seta avrebbe scritto nell'opera "Palermo", edita da Editori Laterza:
"Non è senza significato che la devastazione della città e del territorio di Palermo - oggi giunta ai massimi livelli - abbia avuto inizio proprio con l'eliminazione di quanto di buono la borghesia della Belle époque avesse prodotto.
Quanto è successo nella trasformazione urbanistica e architettonica di Palermo nell'ultimo mezzo secolo si misura a scadenza ravvicinata sul filo di alcuni avvenimenti che sarebbe errato considerare eccezionali, dal 'piccone risanatore' del fascismo, ai terribili bombardamenti del 1943, alle esplosioni intimidatorie con cui la mafia ha scandito i tempi del ricambio edilizio lungo la via Notarbartolo; ma soprattutto all'assoluta assenza di una politica di gestione quotidiana del patrimonio urbano ed edilizio.
L'assenza non casuale delle pubbliche autorità, gli intrecci di interessi tra speculazione edilizia e fenomeno mafioso sono tra le pagine più drammatiche e sanguinose della nostra storia recente...".
    



  

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