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venerdì 14 marzo 2014

LA SEGRETA LISTA CHE DIEDE INIZIO ALLO "SCELLERATO PATTO"

Una pagina di Corrado Stajano ricorda l'inutile ricerca di un allegato al trattato di armistizio che dopo il 1943 avrebbe disposto il lasciapassare ai mafiosi che collaborarono allo sbarco in Sicilia  

Un tribunale alleato costituito
nel distretto di Agrigento.
L'anno è il 1943 e la fotografia
è riproposta dall'opera di Sandro Attanasio
"Gli anni della rabbia. Sicilia 1943-1947"
edita nel 1984 da Mursia

Il processo sulla trattativa fra Stato e mafia in corso da mesi a Palermo procede quasi a fari spenti.
In un Paese civile, la gravità dell'ipotesi accusatoria e gli episodi al centro del dibattimento - fra gli altri, il movente delle stragi di mafia del 1992 e del 1993 - meriterebbero ben altra attenzione da parte dei grandi mezzi di informazione.
Invece, questa dirompente materia processuale sembra poco appassionare la stampa  ( e di conseguenza i cittadini ) rispetto alle sorti del comandante Schettino o alle interviste rilasciate da Amanda Knox.


Due immagini dello sbarco alleato in Sicilia,
fra Agrigento e Palermo, nel luglio del 1943.
Le fotografie sono tratte
dall'altra opera di Sandro Attanasio "Sicilia senza Italia",
edita da Mursia nel 1976



La discussione dei rapporti fra Stato e mafia è come l'osservazione di un sottile foglio di carta velina in controluce: ombre e figure di quello storico rapporto si intuiscono con nettezza, ma nessuno sembra interessato a strappare il velo e indicare con chiarezza protagonisti e singoli episodi di quel legame.
Non è un caso che il primo grande "mistero d'Italia" riguardi ancora ai nostri giorni le reali responsabilità della strage di Portella delle Ginestre ed i retroscena dell'uccisione di Salvatore Giuliano.


Salvatore Giuliano nel 1948,
e, sotto, i funerali di due giovanissime vittime
della strage di Portella delle Ginestre.
Le immagini sono ancora tratte da
"Gli anni della rabbia. Sicilia 1943-1947",
opera citata



A questi ambigui temi si potrebbe poi aggiungere quello, ad esempio, dei motivi dell'ascesa criminale in Sicilia della mafia di Corleone, favorita dalle lunghissime latitanze di cui hanno goduto dapprima Luciano Liggio e poi i suoi fedelissimi Salvatore Riina e Bernardo Provenzano.
L'impressione che la ricerca delle verità sugli intrecci fra Stato e mafia sia opera velleitaria ed esposta ai rischi di isolamento - "chi tocca quei fili muore", diceva Giovanni Falcone - trova conferme da quanto scritto nel 2003 da Corrado Stajano.


Una fototessera giovanile
di Luciano Liggio.
L'immagine è tratta dall'opera
"Quelli della lupara"
di Rosario Poma ed Enzo Perrone,
edita da Edizioni Casini nel 1964 

Il giornalista e scrittore così analizzò la questione, ricordando nel saggio "Patrie smarrite, racconto di un italiano" ( Garzanti ) una corrispondenza epistolare di quarant'anni fa tra il presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Luigi Carraro e il ministro degli Esteri, Aldo Moro.
L'argomento riguarda l'appoggio fornito nel 1943 da Cosa Nostra allo sbarco alleato in Sicilia ed il sospetto delle garanzie in seguito fornite alla mafia per quell'ausilio:  
         
"Sulla mafia che ha favorito con ogni mezzo lo sbarco alleato in Sicilia del 10 luglio 1943 le mie informazioni sono ancor oggi incomplete perché toccano il nervo etico e di dignità degli Stati.
Gli alleati, gli americani, soprattutto, sono stati determinanti nella ricomposizione della mafia, l'hanno politicamente avallata, se ne sono serviti con cinismo. Ma mancano certi riscontri, difettano, non per caso, fonti e particolari.
Che cosa ha preteso la mafia in cambio della sua azione di favoreggiamento? Qual'è stato il 'pactum sceleris'?
Il 20 luglio 1974, il presidente della Commissione antimafia Luigi Carraro scrisse una lettera al ministro degli Esteri dell'epoca, Aldo Moro:

'La Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia che mi onoro di presiedere è stata informata dell'esistenza di un documento, fino ad ora non reso pubblico, che sarebbe allegato all'articolo 16 del trattato di armistizio stipulato nel 1943 tra l'Italia e le Potenze Alleate.
Poiché detto documento - che conterrebbe l'indicazione di numerosi elementi mafiosi cui sarebbe stata assicurata l'impunità - si rivela di enorme interesse ai fini della ricostruzione dell'evoluzione del fenomeno mafioso in Sicilia, oggetto, com'è noto, delle indagini demandate a questa Commissione, la Commissione medesima ha deliberato, nella seduta del 19 c.m., di acquisirlo ai suoi atti".

L'articolo 16 del Trattato di Pace
con l'Italia firmato a Parigi
dai Paesi alleati.
L'indicazione "New York" tra parentesi
indica il luogo della riunione
del Consiglio dei Ministri ed il Paese
del ministro proponente.
La pagina riproposta da ReportageSicilia
è tratta dall'opera
"Documenti della pace italiana"
a cura di Basilio Cialdea e Maria Vismara,
Edizioni politica estera, Roma, 1947.
La stessa pagina è presente nell'opera
"Omertà di stato" di Michele Pantaleone,
edita da Tullio Pironti nel 1993


Il 20 agosto di quell'anno, il ministro degli Esteri rispondeva: 

'Ho subito disposto accurate ricerche di archivio: Le rimetto, allegato alla presente, un appunto attinente ai primi risultati delle ricerche medesime'.

L'appunto era deludente come la lettera del ministro:

'Dalle ricerche all'uopo svolte tra i documenti di archivio in questo Ministero, non è stato possibile accertare, in punto di fatto, l'esistenza di un documento nel senso predetto.
Esso non risulta allegato al testo del così detto 'armistizio lungo' ( firmato a Cassibile il 3 settembre 1943 ) nè al così detto 'armistizio lungo' ( condizioni aggiuntive o 'atto di resa dell'Italia' ), sottoscritto a Malta il 29 settembre 1943 ( ... ).
Si è quindi portati a ritenere che la notizia, almeno nei termini in cui si è prospettata, non sia esatta ( ... ).
Sono comunque in corso, da parte del competente Ufficio Storico e Documentazione, ulteriori ricerche che si estenderanno in ogni possibile direzione, e sul cui eventuale esito si riserva di dare notizia'.

Non sapremo mai quello che è accaduto.
E' vero o non è vero che è stata concessa l'impunità a un consistente numero di cittadini italiani in cambio della loro collaborazione con le truppe alleate nella campagna di Sicilia?
Si parla di un elenco di 10 mila nomi di cui un migliaio di affiliati a Cosa nostra".


Una famosa immagine
di Giuseppe Genco Russo.
La fotografia è tratta
da "Gli anni della rabbia. Sicilia 1943-1947",
opera citata

L'articolo 16 del trattato di armistizio cui faceva riferimento Luigi Carraro recita così:
"L'Italia non incriminerà né altrimenti perseguiterà alcun cittadino italiano, compresi gli appartenenti alle forze armate, per solo fatto di avere, durante il periodo di tempo corrente dal 10 giugno 1940 all'entrata in vigore del presente Trattato, espressa simpatia od avere agito in favore della causa delle Potenze Alleate ed associate".
E' chiaro che un simile principio possa avere prestato il fianco ad un uso poco trasparente delle garanzie a favore di quanti hanno favorito le operazioni militari alleate in Sicilia; soprattutto se - come scriveva Carraro a Moro - l'articolo 16 di quel trattato conteneva un allegato "non ufficiale" con nomi di persone che in virtù dei loro servigi resi nell'isola agli Stati Uniti avrebbero da allora goduto dell'impunità nel territorio della Repubblica Italiana.
Chissà se, a leggere quell'elenco di 10.000 nomi ( fra questi, favoreggiatori e sodali dei governi e delle truppe alleate sbarcate in Sicilia ), la logica di certe lunghissime latitanze di mafia non sia poi così inspiegabile. 


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