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giovedì 20 dicembre 2012

CAPO ZAFFERANO, IL PAESAGGIO DETURPATO DAL CEMENTO

Il promontorio palermitano di capo Zafferano e la borgata di Sant'Elia in una fotografia realizzata da Carlo Brogi agli inizi del Novecento e riproposta da ReportageSicilia dall'opera del TCI "Sicilia", 
edita nel 1933.
L'immagine è una straordinaria testimonianza della bellezza di quest'angolo della costa tirrenica siciliana, prima che una marea di cemento sconvolgesse per sempre l'aspetto del paesaggio 

Ci sono interi tratti delle coste siciliane quasi del tutto impraticabili ai siciliani ed a quei visitatori dell’isola che credono di potervi fare facilmente un bagno. 
Specie in provincia di Palermo – soprattutto lungo il litorale Est, verso Messina – l’accesso al mare è sbarrato da una cortina impenetrabile di complessi residenziali, ville, villette ed altra edilizia d’incerta e fatiscente costituzione. 


Il profilo di capo Zafferano in una fotografia pubblicata al volume "Sicilia pagana", edito nel 1963 da S.F.Flaccovio.
Il promontorio è oggi uno dei tanti luoghi della costa palermitana dove l'accesso al mare è impedito dal proliferare di  sbarramenti ed accessi privati di residence e ville spesso costruite in maniera abusiva

La cementificazione delle aree demaniali è stata martellante nel tratto litoraneo che va dalla borgata di Aspra sino ad Altavilla Milicia, costa oltre la quale l’alterazione dell’ambiente costiero ha raggiunto il suo apice con lo sviluppo dell’edilizia industriale nella piana di Buonfornello.
Le immagini riproposte in questo post da ReportageSicilia sono dedicate al promontorio di capo Zafferano, che di questo lungo tratto marino della provincia di Palermo è uno dei suoi elementi paesaggistici più rilevanti.
Il suo massiccio roccioso scandisce ad Est di Palermo il variare della costa siciliana del Tirreno.

Un pastore con il suo gregge lungo la costa che guarda capo Zafferano: una visione bucolica offerta da uno scatto pubblicato nel volume "Sicilia" del giornalista svizzero Daniel Simond, edito nel 1956 da Salvatore Sciascia

Tra la fine degli anni Cinquanta e nei decenni successivi – in un periodo successivo alla datazione delle immagini presenti nel post – proprio capo Zafferano è stato uno dei luoghi più intaccati dall’edilizia delle seconde case, frutto di quell’economia del così detto “benessere” basata sulla distruzione di quell’ambiente costiero considerato come oggetto di puro consumo. 
L’ondata di cemento è stata quindi seguita dalla creazione di muri di cinta, inferriate e sbarramenti che hanno di fatto precluso l’accesso al mare, in un contesto di incontrollati abusi edilizi.


Ancora una fotografia del capo tratta dall'opera di Daniel Simond.
A metà del secolo scorso lo storico dell'arte Giuseppe Bellafiore
paragonò il profilo del promontorio
ad una "feluca del mare"

Prima della cementificazione di quel territorio, Giuseppe Bellafiore poteva descrivere in termini quasi bucolici un paesaggio che oggi conserva poche tracce di questo scenario:
“La costa di Bagheria, da Aspra a Casteldaccia, si apre a paesaggio stupendi, fra i più suggestivi dell’isola. Il villaggetto di Aspra vive la vita del suo mare, le incertezze e la precarietà della pesca. Dalle sue case si stacca incombente una via panoramica che, dopo la svolta del capo di Mongerbino, guarda una scogliera selvaggia, affascinante sia che vi battano le lunghe onde del mare aperto, o vi gorgogli l’acqua limpida e cristallina. Quasi isolato nel mare, in forma di accademica feluca, è il capo Zafferano”.
Il post si apre con un’immagine panoramica della costa fra il capo ed il villaggio di Sant’Elia realizzata entro il 1910 dal fotografo Carlo Brogi e tratta dal volume “Sicilia” edito dal TCI nel 1933: una veduta che restituisce il volto di quel panorama “fra i più suggestivi dell’isola” e scomparso ormai da decenni.


Una visione topografica della zona di capo Zafferano in scala 1:50.000
tratta dalla carta geografica "Palermo, la Conca d'Oro e dintorni",
risalente ad un periodo precedente al 1940




1 commento:

  1. A conferma di quanto riportato circa la caratteristica forma del capo Zafferano, mi permetto di aggiungere che proprio per il suo profilo, tra gli occasionali bagnanti, il suggestivo sito viene indicato anche come “il cappello di Napoleone”.(A.d.N.)

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