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mercoledì 12 settembre 2012

ACATE, RICORDI E ROVINA DI UN LAVATOIO


I resti del lavatoio di contrada Canale, nelle campagne ragusane di Acate.
Costruito nel 1911, venne utilizzato sino agli Sessanta dalle lavandaie della zona. Qui si ritrovavano anche i pastori, i ragazzi e le donne del paese: al di là delle sue funzioni di servizio, il lavatoio ha rappresentato
uno dei luoghi di aggregazione della comunità locale.
Le fotografie del manufatto riproposte da ReportageSicilia
sono tratte dal sito www.i4canti.it

Ci sono luoghi che raccontano pezzi ormai dimenticati di vita quotidiana ancora legati a quella cultura contadina che in Sicilia è sopravvissuta sino a qualche decennio fa all’affermarsi dei modelli imposti dalla realtà urbana.
Uno di questi luoghi è “u Canali” di Acate, la cittadina in provincia di Ragusa al centro di un territorio un tempo coltivato per lo più a vigne, ulivi ed agrumi e più recentemente ricoperto da decine di serre.
“U Canali” è la storica denominazione locale di un lavatoio costruito nel 1911 nella zona di contrada Canale, su progetto del perito agronomo di Niscemi Rosario Cavalieri Iacono. Ciò che resta della struttura testimonia ancora un tipico esempio di edilizia idraulica di servizio per la popolazione locale; il lavatoio era infatti utilizzato dalle donne della zona per lavare i propri panni, oppure per pulire – a pagamento - quelli di altre famiglie.
 
Cespugli spinosi e degrado strutturale affliggono da tempo il lavatoio di Acate.
I lavelli sono da decenni a secco, mentre sono del tutto scomparsi
i rubinetti in ottone
dai quali fuoriscivano i venti rivoli di acqua

L’opera, costruita in pietra da taglio, cemento e con rubinetteria in ottone, come ricorda Gaetano Masaracchio, “era costituita da venti vaschette di lavaggio poste in due filari, fra i quali si trovavano la canaletta che ripartiva l’acqua per la lavatura della biancheria e quella che raccoglieva le acque di lavaggio”.
Lo stesso Masaracchio aggiunge che “l’intero lavatoio” – dagli anni Sessanta ai nostri giorni dapprima abbandonato e poi andato in rovina – “era coperto da una tettoia, al fine di salvaguardarne le lavandaie dal sole e dalle intemperie”. La struttura del lavatoio di Acate era la testimonianza della ricchezza dei materiali da costruzione di una serie di paesi e città del circondario: la calce comune da Vittoria, quella idraulica da Caltagirone, la pietra da taglio da Ragusa.
 
Un eloquente immagine dello stato di abbandono del lavatoio di Acate.
Nel gennaio scorso, il Comune ha simbolicamente affidato il monumento
ai ragazzi del locale
Istituto Comprensivo "Alessandro Volta"
Ciò che oggi resta del lavatoio – un tempo luogo di lavoro ma anche di socializzazione per donne, pastori e bambini di Acate – è l’ennesima testimonianza del degrado di tanti poco conosciuti beni culturali della Sicilia: manufatti che magari non compaiono nelle guide turistiche e nei libri di storia dell’arte, ma che raccontano la storia delle comunità locali dell’isola.
Nel gennaio scorso, il Comune di Acate ha affidato “u Canali” ai ragazzi dell’Istituto Comprensivo “Alessandro Volta” del paese, secondo la nota formula dell’”Adottiamo un monumento”: iniziativa lodevole, ma che meriterebbe il supporto di un restauro almeno strutturale dello storico lavatoio, prezioso segno della storia del paese ragusano.
ReportageSicilia ringrazia Gaetano Cafici della collaborazione 

Il castello di Acate, il più noto monumento del centro agricolo ragusano.
L'immagine è tratta dall'opera di Alba Drago Beltrandi "Castelli di Sicilia",
edito nel 1956 da Silvana Editoriale d'Arte.
La fotografia porta la firma illustre di Fosco Maraini
  

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