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mercoledì 23 maggio 2012

FALCONE, VENT'ANNI SENZA VERITA'

Palermitani in piazza Politeama pochi giorni dopo la strage di Capaci.
 Le rivendicazioni e le domande scritte nei loro cartelli rimangono ancor oggi senza risposte, in un Paese che commemora ma che rimane incapace di raccontare la verità della propria storia 

Palermo e l’Italia in queste ore stanno ricordando i vent’anni dalla strage di Capaci. L’uccisione di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Di Cillo, Antonino Montinaro e Vito Schifani è un evento già passato alla storia del Paese, senza che però le ragioni profonde e più segrete di quell’eccidio siano state spiegate.

Due ragazzi al cospetto dell'albero di magnolia dinanzi l'abitazione palermitana di Giovanni Falcone, in via Notarbartolo.
Dalle ore successive alla strage, questo luogo è diventato un luogo di riferimento di commemorazioni o semplici omaggi alle vittime di Capaci

Il bisogno di una piena verità su quell’attentato – bisogno che riguarda anche i motivi della strage costata la vita a Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Eddie Walter Cusina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina, il 19 luglio di vent’anni fa – è l’oggetto delle rivendicazioni di questa giornata di commemorazioni.

Il 'Comitato dei lenzuoli' fu uno dei movimenti spontanei che dopo la strage di Capaci mobilitò l'impegno civile di migliaia di palermitani.
 A distanza di due decenni, la spinta di quella coscienza pubblica antimafia si è affievolita, mentre Palermo attende un irrinunciabile riscatto sociale ed economico


Il significato dei “vent’anni dalle stragi” – così da giorni televisioni e giornali stanno ricordando i due decenni trascorsi dal cratere di Capaci e dalla devastazione di via D’Amelio – è quello del ricordo: dei magistrati e degli uomini di scorta uccisi, certamente, ma soprattutto di quelle ragioni negate che rendono quelle stragi il simbolo di una Sicilia e di un’Italia capaci di commemorare ma incapaci di raccontare le verità della propria storia.

La 'catena umana' organizzata a Palermo il 23 giugno 1992,
un mese dopo la strage di Capaci.
 Circa 5.000 palermitani unirono idealmente il Palazzo di Giustizia con l'albero dinanzi l'abitazione del magistrato, da allora chiamato 'l'albero Falcone' 

ReportageSicilia ricorda oggi quegli eventi di vent’anni fa riproponendo alcune immagini che documentano le richieste di verità  che tanti palermitani gridarono in strada, nelle ore e nei giorni successivi all’uccisione di Giovanni Falcone, 8 mesi prima che lo stesso magistrato, dopo l'uccisione di Libero Grassi a Palermo, esprimesse questa considerazione: “Non è retorico né provocatorio chiedersi quanti altri coraggiosi imprenditori e uomini delle istituzioni dovranno essere uccisi perché i problemi della criminalità organizzata siano finalmente affrontati in modo degno di un Paese civile”
Le fotografie pubblicate in questo post sono tratte dal saggio "Magistrati in Sicilia", Interventi pubblici di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino a Palermo, a cura di Marianna Bartoccelli, Claudia Mirto ed Anna Pomar, Ila Palma 1992.

"Non è retorico né provocatorio chiedersi quanti altri coraggiosi imprenditori ed uomini delle istituzioni dovranno essere uccisi perchè i problemi della criminalità organizzata siano finalmente affrontati in modo degno di un Paese civile"
Giovanni Falcone, settembre 1991, intervento dopo l'omicidio a Palermo dell'imprenditore Libero Grassi

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