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giovedì 8 marzo 2012

PANAREA, L'ARIA DEL CONTINENTE

Pescatore a Panarea in una fotografia scattata da Pedone alla fine degli anni Cinquanta dello scorso secolo.
L'immagine - pubblicata nel II volume di 'Sicilia' collana Tuttitalia edita da Sansoni nel 1961 - venne realizzata nel periodo in cui l'isola delle Eolie era già diventata una colonia di turisti e residenti provenienti dalle grandi città industriali dell'Italia: Roma, Torino, Milano...

“Non c’è luce elettrica, non c’è acqua se non di cisterna, e calda, ahimè, come quando ci si succhia il sangue da una ferita. Pure è, questa isola, meravigliosa, che unisce la fantasia nordica al calore abbagliato del Sud: la Grunewald e la Grecia. Il senso di un mondo che nasce aguzzo e stillante dall’acqua, parato di colori come solo sanno portarne i fiori che sbiadiscono subito, le ali delle farfalle, le viscere palpitanti d’una bestia appena sventrata… Per chi si pasce della volgarità della Costa Azzurra, quest’isola selvaggia turberà non meno del maremoto, sempre da attendersi, dalla fantasia dello Stromboli…”.

L'obiettivo di Josep Ciganovic fissa un gruppo di case in località Ditella, sulla costa orientale dell'isola.
Gran parte di questi edifici furono abbandonati dai vecchi abitanti di Panarea - immigrati senza ritorno verso Australia e Stati Uniti - e rivenduti ai ricchi turisti 'continentali' da mediatori locali o proprietari di singole parti
 degli immobili.
La fotografia è tratta dal volume di Aldo Pecora  'Sicilia',
 edito da Utet nel 1976 
Era il 1950 quando lo storico dell’arte Cesare Brandi così scrisse di Panarea, allora ancora selvaggia e poco conosciuta isola delle Eolie, rivelandone quel carattere unico che di lì a qualche anno l’avrebbe consegnata – quasi come una predestinazione - a nuovi coloni arrivati dal Nord: romani, torinesi e milanesi di un’Italia dove il progresso stava rapidamente cancellando in nome della crescita economica il culto stesso dei luoghi del Mito.
Agli inizi degli anni Cinquanta, le isole Eolie – isole ‘mitologiche’ per millenaria eccellenza – proprio in nome della ricerca di quel progresso si stavano invece svuotando dei figli dei vecchi pescatori ed agricoltori dell’arcipelago.

Un'anziana donna alle prese con una filatura a mano. Alle sue spalle, sulla parete imbiancata a calce tipica dell'architettura delle Eolie, si nota un forno aggettante verso l'esterno della casa.
Anche questa fotografia porta la firma di Ciganovic ed è pubblicata sul volume 'Sicilia' edito da Sansoni
Le epidemie di filossera dei decenni passati avevano cancellato gran parte dei vigneti; e la crisi dell’industria dell’allume e dello zolfo aveva ridotto ancor più le possibilità di occupazione.

Uno scatto di Panarea a colori realizzato da Piero Di Blasi e pubblicato nel maggio del 1956 dalla rivista mensile del Touring Club Italiano
 'le Vie d'Italia'.
La didascalia che accompagnava l'immagine indicava questo scorcio dell'isola come la 'via dei capperi': sono gli anni della scoperta delle isole Eolie, grazie al successo internazionale dei film 'Vulcano' e
'Stromboli, terra di Dio'.
Nel 1959, la stessa Panarea ospiterà le riprese del film 'L'avventura', diretto da Michelangelo Antonioni: la pellicola attirò nell'isola facoltosi personaggi italiani ed internazionali del mondo della cultura, dell'imprenditoria e dello spettacolo
Anche a Panarea, parecchie decine di uomini e donne scelsero allora di salpare dall’isola per navigare verso terre ed oceani lontanissimi, sino all’Australia ed agli Stati Uniti, abbandonando le loro case ed i loro terreni. Fu allora che Panarea – persi i suoi nativi – cominciò a diventare il luogo prediletto dagli italiani del jet set del tempo, attratti dalla sua primordiale ed isolata bellezza, destinata a diventare - di lì a poco - esclusiva.

All'interno di una casa di Panarea - in un altro scatto di Piero Di Blasi - compaiono gli oggetti che testimoniano l'arrivo dei nuovi residenti venuti dalla moderna civilità industriale italiana.
Sedie in acciaio e tela e stoviglie e piatti in plastica impongono nuovi standard di funzionalità, relegando nassa, vecchie lanterne ed un grappolo di pomodori a puro elemento di decorazione
Già nel 1960, durante un reportage nelle Eolie, Gino Visentini sottolineava che “Panarea è adesso l’isola dei ricchi milanesi e la sua costa orientale, dov’è distribuito l’abitato, ha assunto una fisionomia ibrida, molto diversa da quella che fino a ieri era la sua”. Fu l’industria del cinema, in primo luogo, ad instillare a partire dal 1949 il cambiamento: il successo internazionale di ‘Vulcano’ di William Dieterle – con Anna Magnani, Geraldine Brooks e Rossano Brazzi – e ‘Stromboli, terra di Dio’ di Roberto Rossellini, con Ingrid Bergman e Mario Vitale – fece scoprire in tutta Europa il fascino primordiale dell’arcipelago.
Se nel 1952 vi si registrò l’arrivo di circa 500 turisti, nel 1957 il loro numero arrivò ad oltre 40.000, su una popolazione complessiva di 15.000 residenti.
La notorietà di Panarea, sarebbe arrivata con la terza pellicola girata in quelle acque del Tirreno nel 1959, da Michelangelo Antonioni: ‘L’avventura’, interpretato da Gabriele Ferzetti, Monica Vitti e Lea Massari, pellicola presentata al pubblico di Cannes.

La locandina del film 'L'avventura', girato nel 1959 da Michelangelo Antonioni a Panarea.
Nel cast figurarono Gabriele Ferzetti, Monica Vitti, Lea Massari, Lelio Luttazzi e - fra gli altri - Esmeralda Ruspoli.
Quest'ultima decise di acquistare casa nell'isola, contribuendo ad alimentare le frequentazioni locali del jet-set del tempo. Fra gli altri personaggi noti che in quel periodo sbarcarono stabilmente a Panarea si ricorda l'architetto Paolo Tilche, che costruì una casa poi diventata uno fra i più blasonati alberghi dell'isola   

Al termine della produzione – portata avanti in condizioni di tempo e di mare spesso proibitive - l’attrice e nobildonna romana Esmeralda Ruspoli decise di acquistare una casa nell’isola; di lì a poco Panarea divenne il punto di riferimento per altri personaggi dello spettacolo e dell’imprenditoria ‘continentale’. Case e terreni abbandonati dagli isolani migrati in continenti lontani furono arbitrariamente venduti ai nuovi arrivati per poche migliaia di lire e – per dirla con un’espressione promossa qualche tempo fa da un ex ministro – “a loro insaputa” dell’arbitrio.
Il patrimonio terriero ed immobiliare delle Eolie, in quegli anni, fu per lo più gestito con lucro da intermediari ed eredi di limitate frazioni di proprietà. Ci fu poi chi a Panarea costruì ex novo: uno di loro – l’architetto Paolo Tilche, in coppia con Myriam Beltrami – avrebbe segnato le vicende dell’isola.
La loro casa – aperta a decine di ospiti provenienti da tutta Italia, destinati ad ampliare il giro dei nuovi coloni - sarebbe in seguito diventata un albergo di grido.

Un altro scatto di Piero Di Blasi scopre il paesaggio di Panarea nel 1956, con il suo straordinario intreccio di bellezze ambientali - qui con Stromboli all'orizzonte - e con i segni di una cultura materiale isolana
 destinata presto a scomparire  
Oggi Panarea http://www.panarea.com/ riesce ancora ad essere l’isola meravigliosa descritta da Brandi, ma da qualche decennio le frequentazioni si sono appiattite sui vecchi clichè della Costa Azzurra degli anni Cinquanta e Sessanta, con un prevalente contesto estivo di vip dello spettacolo, politici, imprenditori, palazzinari ed aspiranti aderenti al mondo del jet set contemporaneo.
Pochi di loro, probabilmente, hanno mai visto il film di Antonioni, e nessuno immagina neppure lo stupore che Panarea riservò al viaggiatore del Touring Club Italiano che così ne scrisse nel 1919: “vi sorgono casette; fra le rocce e le piante, di quando in quando, appare il mare, con le sue superbe colorazioni, con le isole e gli scogli circostanti, strani e pittoreschi; talchè, ad ogni passo, si presentano scene interessanti, ora selvagge, ora deliziose: pare di essere in un incantevole paese primitivo…”

L'ultima fotografia di questo post dedicato da REPORTAGESICILIA a Panarea mostra l'assoluta bellezza di cala Juncu, in una pioneristica immagine di Eugenio Interguglielmi.
Lo scatto risale ai primi anni dello scorso secolo, quando le isole Eolie erano ancora oggetto di viaggi avventurosi e di descrizioni come quella pubblicata nel 1919 nella guida rossa del TCI della Sicilia





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