Translate

domenica 19 febbraio 2012

AMARE ARANCE DI SICILIA

Raccoglitori di arance a Paternò, nella piana di Catania in uno scatto che risale ai primi anni Sessanta dello scorso secolo. L'immagine - attribuita a Pedone - è tratta insieme alle altre tre riproposte da REPORTAGESICILIA dal secondo volume 'Sicilia' , edito nel 1962 da G. C. Sansoni. 
Con la firma di un recente accordo fra Unione Europea e Marocco l'industria agrumicola siciliana conferma la sua debolezza nei confronti delle dinamiche dei mercati internazionali del settore 
Negli anni Ottanta dello scorso secolo furono distrutti a quintali – otto milioni soltanto nel 1984 – a causa dell’eccezionale produzione e delle difficoltà di commercializzazione, complice l’assenza – perdurante ai nostri giorni - di industrie di trasformazione del prodotto: limoni, arance e mandarini siciliani furono così avviati al macero, mentre nel resto d’Italia e nei Paesi europei si consumavano agrumi provenienti da Israele, Marocco, Cipro, Grecia e Turchia.
Ai nostri giorni, le contraddizioni che affliggono l’agricoltura degli agrumi nell’isola emergono nuovamente: un accordo di liberalizzazione del mercato fra Unione Europea e Marocco consentirà infatti dal prossimo mese di maggio al Paese nordafricano di aumentare le proprie quote di esportazione di arance verso il vecchio continente.
L’accordo – ora contestato da tutte le sigle dei produttori agricoli siciliani – ridurrà fra l’altro del 55 per cento i dazi dogali, contro il 33 per cento attuale, e farà sbarcare nell’isola le arance marocchine ad un prezzo pari a 17-18 centesimi al chilo: una concorrenza insostenibile per gli agricoltori locali, già alle prese con i limiti strutturali della filiera siciliana.

Alberi di arance nella piana di Catania, che tra la fine del secolo XIX ed i primi tre decenni del secolo successivo presero il posto delle viti: ancora oggi la produzione dell'area è la più importante fra quelle presenti in Sicilia
Adesso l’iniziativa dell’Unione Europa sta mobilitando produttori e padroncini, sull’onda delle recenti rivendicazioni portate avanti anche dal movimento dei ‘Forconi’: sono già in programma proteste di piazza, sia a Palermo che a Roma, in quella che si preannuncia come l’ennesimo travagliato capitolo nella storia dell’economia agrumicola della Sicilia.
Anche queste vicende – legate pure ad una delle colture isolane più conosciute ed apprezzate al mondo – fanno sollevare recriminazioni sulla meccanica incapacità della Sicilia di camminare sulle gambe delle proprie potenzialità: in tempi di profonda crisi dell’economia globale – e questo ci sembra un dato poco compreso dai siciliani - il peso di vecchie tare rischia di affossare definitivamente il futuro della regione.
Con queste considerazioni, REPORTAGESICILIA ripropone quattro vecchie immagini – tratte dal volume ‘Sicilia’ volume II della collana ‘tuttitalia’ edita da G.C Sansoni nel 1962 - che ritraggono l’attività di raccolta e produzione delle arance nella piana di Catania, coltura che tra la fine del secolo XIX e i primi tre decenni del successivo soppiantò nella zona quella della vite: da Paternò, fino al Simeto; da Palagonia, lungo il fiume omonimo, sino alla sua confluenza nel Monaci ed oltre, da una parte, ed alla regione Alcovia dall’altra; da Scordia, in oasi sparse, fino al casale Castellana; ed infine da Lentini in tutte le direzioni, lungo i corsi d’acqua del Trigona, del Margi, e altri minori, fino alla masseria Bonvicino.

Una vasca di irrigazione per agrumeti nella fascia settentrionale della piana di Catania: un retaggio di vecchi sistemi di produzione agricola ancor oggi diffusi in buona parte delle campagne isolane
Nel corsivo che accompagnava le fotografie ora postate da REPORTAGE SICILIA, Antonio Aniante scriveva quella che oggi può considerarsi come una malinconica celebrazione della coltura agrumicola nella piana di Catania.
“A Lentini, a Palagonia, a Ramacca, a Scordia i giovani vanno taciturni verso il loro geloso e segreto ideale; anzitutto i lentinesi: notte e giorno, son presi nella lotta, nel corpo a corpo contro Reggio di Calabria, per il primato del limone, del cedro, dell’arancio, del bergamotto, del pattuallo ( l’arancio profumato e grosso dello ‘portogallo’ ); Lentini, ha una sua università clandestina degli altissimi studi per la superproduzione degli agrumi e per il loro primato in quantità e qualità, per il loro successo internazionale di esportazione. Ramacca compete e appoggia la sorella Lentini, l’intraprendente, la temeraria, la futuristica Lentini ( e sì, Paternò sta a Lentini, nell’industria agrumaria, come Renoir sta a Picasso ), perfino i fazzolettini di carta velina dipinta, che servono a involtare gli agrumi di Lentini, sono di un’avanguardia spettacolare…”.

Un'immagine di raccoglitore di arance nella piana di Catania: una figura che racconta il passato di una coltura agricola siciliana incapace di sopravivvere ed imporsi nelle dinamiche internazionali del mercato





1 commento:

  1. Thank you for this unique insight into your country, it is brilliantly written. I enjoyed everything about it. Greetings from Australia.

    RispondiElimina